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giovedì 8 maggio 2014

Amalraj ci racconta...



Anton Xavier Amalraj

Amalraj col Padre Generale

Sono molto felice di condividere con voi la storia della mia vita e della vocazione, che è per me un dono meraviglioso di Dio. Dopo tutti questi anni di formazione e di discernimento, per rispondere alla chiara chiamata del Signore, ho chiesto al Padre Generale di essere ammesso a fare l'Oblazione perpetua. La sua risposta positiva mi ha dato molta gioia, sono felice. Meditando su tutto quello che ho vissuto, sento che Dio ha sempre camminato con me: attraverso i miei genitori, formatori e direttori spirituali; e mi ha guidato fino a questo momento così importante della mia vita.
Sono le prime parole di Amalraj nella condivisione ai suoi confratelli OMI di Roma alla veglia della professione perpetua. Nato ventinove anni fa nella regione settentrionale dello Sri Lanka, nel distretto di Jaffna, appartiene al popolo tamil e perciò, durante l'itinerario della sua vocazione,  ha sofferto le conseguenze di una guerra troppo lunga che ha lasciato come sequela tante ferite. Segue il suo racconto personale.
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Paul, Suja e Amal con p. Louis Lougen, Superiore generale

Nella mia vita passata ci sono stati momenti di felicità, ma anche tante lotte e sfide ma Dio mi ha guidato sempre. I miei dubbi sono spariti e mi sono deciso ad affidare tutta la mia persona a Dio nella nostra congregazione per servire Lui e il suo popolo, senza confini geografici e senza limiti di tempo.
Nascita
Siamo una famiglia molto piccola: i miei genitori, io e una sorella. Sono nato in un giorno un po’ particolare, il 25 dicembre dell’anno 1985. E le circostanze che hanno accompagnato la mia nascita sono un po’ misteriose. I miei mi hanno raccontato che, quando sono nato, non ho pianto e non ho fatto nessun movimento. Tutti pensavano che fossi morto. I miei parenti e le persone che erano all’ospedale non avevano nessuna speranza, pensavano che non potessi sopravvivere. Ed ero il primo figlio, immaginate dunque la tristezza dei miei genitori! L’atmosfera della mia casa era di funerale. La mia mamma però non ha perso la speranza in Dio. Ha cominciato a pregare e ha promesso a Dio che se mi dava vita, lei mi avrebbe lasciato seguire il disegno che Dio mi avrebbe indicato. Era questa la sua promessa e la mia mamma pregava continuamente. Poi i medici mi hanno portato al Pronto Soccorso e mi hanno ritenuto lì per ore. Ed ecco che, dopo qualche tempo, si hanno osservato che il mio corpo cominciava a muoversi e ho cominciato a piangere. Vedendo il movimento e il pianto, mia madre ha cominciato a ringraziare Dio. Ha promesso di nuovo a Dio che questo suo figlio sarebbe consacrato al servizio di Dio per tutta la vita. 
Nel campo dei rifugiati, vicino a Madu
Sono rimasto soltanto cinque anni con i miei genitori, nella mia casa e nella mia città, poi la mia famiglia ha dovuto affrontare tanti problemi a causa della guerra etnica in Sri Lanka, mio Paese di origine. A causa di questa guerra, la mia famiglia ha dovuto spostarsi molte volte dalla mia città ad un'altra, fino a quando hanno deciso di andare a un posto sicuro, un campo di profughi. Questo campo di rifugiati era situato nella giungla, presso il santuario della Madonna di Madu. Siamo rimasti lì per più di dieci anni. Sono quindi cresciuto con la famiglia in questo campo di profughi. Lì ho passato gli anni della mia infanzia. Ma il fatto di essere vicino al santuario della Madonna mi ha aiutato a crescere spiritualmente. In quel periodo è nato in me il desiderio di diventare sacerdote. Finalmente, dopo dieci anni, la mia famiglia ha avuto la possibilità di tornare a casa nella mia città. La guerra però continuava ed è durata più de trent’anni.
Religioso o diocesano?
Dopo aver terminato i miei studi, ho voluto cominciare la mia formazione per diventare sacerdote. Ero indeciso se entrare nel seminario diocesano o in qualche congregazione religiosa. Non riuscivo a decidere. Ecco però che, in questo periodo di ricerca, ho avuto la possibilità di partecipare alla prima Messa di un sacerdote Oblato. E’ stata per me un’esperienza molto forte e mi ha spinto a entrare nella Congregazione degli Oblati. Quando ho espresso ai miei genitori questo desiderio di entrare tra i Missionari Oblati, essi hanno accettato volentieri, anche se ero il loro unico figlio maschio.
Lontano dalla famiglia
Son venuti allora un gruppo di sacerdoti Oblati a predicare una missione nella nostra parrocchia. Ho condiviso il mio desiderio con uno di loro che era il Direttore della pastorale delle vocazioni. E così, dopo i miei studi secondari, sono entrato in seminario il 3 gennaio 2005.  Lasciare i miei genitori e mia sorella ai diciotto anni e vivere lontano da loro, fu per me un’esperienza abbastanza difficile. Ho vissuto per tre anni nel seminario minore, un ambiente completamente nuovo per me: c’erano parecchie norme da osservare. A casa avevo pochissimo tempo per stare con i miei amici, ero quasi sempre con i miei familiari;  i miei genitori hanno mi facevano tutto. In seminario invece dovevo prendere cura di me stesso, imparare a fare le cose da solo, in modo autonomo, e questo cambiamento non è stato per niente facile. Ma è stato anche provvidenziale perché ho cominciato a scoprire e a conoscere meglio la mia personalità; ho imparato a essere indipendente. Per questo mi ha aiutato molto la direzione spirituale e l’accompagnamento psicologico.

Formazione religiosa
Dopo tre anni di seminario, sono stato ammesso al Prenoviziato. Abbiamo cominciato a conoscere la nostra Congregazione. Eravamo un gruppo molto piccolo.  Abbiamo perseverato e tutti siamo entrati al Noviziato. Il Noviziato ha rappresentato per me una situazione del tutto nuova.  Era la prima volta che m’incontravo con molti amici di vari Paesi. Per la prima volta vivevo in un'altra cultura.  Fu un anno intenso di crescita spirituale e alla fine ho potuto fare la prima professione religiosa il 22 agosto del 2009. Dopo il mio Noviziato, sono andato allo Scolasticato per la filosofia. Finita la filosofia, mai avrei immaginato di dover venire a Roma per la teologia. Ho accolto questa possibilità che i superiori mi davano e così sono venuto a Roma per la teologia.
Quando guardo la mia vita fino ad oggi, questo periodo a Roma rappresenta per me un’altra grande occasione che mi ha permesso di conoscere ancora di più la mia personalità. Quando sono arrivato a Roma, infatti, tutto era molto diverso per me. E all'inizio, mi ha costato molto adattarmi. Ma ho potuto superare le difficoltà e ora sono molto felice di essere qui, perché ho potuto vedere e sperimentare molte cose che hanno arricchito la mia personalità. 
Ringrazio Dio di tutto
In sintesi, guardando la mia vita, mi accorgo con gioia e riconoscenza che Dio è stato sempre accanto a me e mi ha guidato. Mi ha fatto scoprire la bellezza della vita religiosa e missionaria.
Oggi, in ogni avvenimento, vedo la mano di Dio, so che tutto mi viene da Lui ed è per il mio bene. Sono felice nella mia vita e nella mia vocazione!  

Dio mi ha fatto provare molte cose, è stato molto generoso con me e, come Padre, mi ha accompagnato passo dopo passo nella mia crescita personale. Ecco perché sono immensamente grato a Lui per il suo amore e la sua sollecitudine. Alla luce di tutte le mie esperienze passate nelle diverse case di formazione, sono oggi fermamente convinto di aver ricevuto la chiamata ad essere missionario oblato; e con il vostro aiuto e le vostre preghiere, voglio con tutte le mie forze continuare a rispondere a questa chiamata del Signore per il resto della mia vita.


Gli Oblati srilankesi sono numerosi nella loro Isola, ma anche nelle missioni "ad extra"

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